Napoli antica con centodiciotto tavole a colori

538 Seiten Napoli antica con centodiciotto tavole a colori ATANASIO MOZZILLO Introduzione FRANCO MANCINI Aggiornamento Critico FRANCO STRAZZULLO Nota su Raffaele D'Ambra e società pel Risanamento. Da questi poggi degradanti sulle marine di Vico e di Piano, olivi carrubi fichi limoni, la città puoi appena indovinarla nei vapori e nella caligine del meriggio torpido che fa deserte le aie e spinge il contadino verso la fresca oscurità del cellaio. Eppure in questa resa alla luce, in questo clamore di cicale, dal terrazzo di una villa a cospetto del mare e del vulcano, incuranti del caldo, le parrucche mosse dallo scirocco, austeri nelle loro giamberghe di fustagno, i due gentiluomini non smettono di discutere argomentare progettare recriminare. Corre l'anno 1753 e Antonio Genovesi - salernitano di nascita, napoletano di non recente adozione Rovescia sul suo interlocutore fio trentino, il banchiere Bartolomeo Intieri, il dispetto e lo sconcerto che gli comunica la capitale, ora così lontana, remota, e perciò forse favolosa proprio e soltanto per questa sua ammagata decanta zione. Ma gli creda il signor Bartolomeo, creda a lui al sommo economista, allo strenuo persecu tore di accattivanti mitologie, di false verità, di calcolate reticenze, creda a lui: questa Partenope che si adopera a sedurre con i suoi filtri di incanti e di nuvole, che si dice "nobilissima" quanto onusta di imperiture grazie, è in effetti una sirena che pur sempre trae ricetto nelle lordure di nidi affondati in vicoli sottoportici vanelle e budelli entro la cerchia delle mura greche, in uno sconcio e graveolente presepe di antri abituri stamberghe grotte stalle e magazzini dove fa ressa a soprav vivere una mostruosa umanità, negata al riscatto, accecata e furibonda. E allora ecco tornare alla memoria «certe strade ove neppur con i cannocchiali si guarda il cielo, grotte dove in scambio di bestie si riparano le persone, cloache, macelli, pescherie, monti di erbe fradicie, sudicezza per ogni dove.. Ma quel che più mette ribrezzo al Genovesi e quella indifferenza a mangiare, dor mire, festeggiare, deliziarsi in mezzo ai sepolcri degli avi»: dove non è certo l'ascesa del popolo al cimitero nuovo di Poggioreale, ricordata dalla Serao come una grande festa di aria e di sole, migrazione sia pure fugace dall'asma e dalla tenebra quotidiana; ma in anni che ancora eleggono le chiese a solo luogo di sepoltura, la convivenza con i defunti e, nei quartieri più poveri, miasmi